da: La Nuova Bussola Quotidiana

Ieri il Senato ha approvato il disegno di legge – già passato alla Camera – che punisce la maternità surrogata anche se compiuta all’estero. Una buona norma, ma servirebbe il coraggio di abrogare le leggi ingiuste che avallano la cosificazione del figlio.

Utero in affitto reato universale. Ieri il Senato ha approvato il disegno di legge Varchi – in quota Fratelli d’Italia – che punisce la pratica della maternità surrogata anche se compiuta all’estero. Quindi, d’ora in poi, se due cittadini italiani volano all’estero e tornano con un bebè avuto grazie all’utero di qualche donna scattano le manette. Contrari a questo disegno di legge sono stati Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.

Non ci vogliamo qui soffermare sul fatto che questa legge finalmente restituisce un po’ di dignità ai bambini, che impedisce la mercificazione del corpo delle donne, che pone un freno alle derive libertarie dell’anticultura Lgbt. Nemmeno vogliamo evidenziare criticità e limiti di questa neonata legge (aspetti che avevamo già analizzato a suo tempo: vedi qui e qui).

Ciò che invece ci preme mettere in evidenza è il nuovo, ma per certi versi sempre antico, paradigma antropologico che il mondo progressista ha usato come sfondo per promuovere questa pratica. Secondo questo paradigma, lo status di persona può essere assegnato solo agli adulti con soldi. Il bambino è reificato, ridotto alla condizione di bene di consumo. La donna è anch’essa reificata, umiliata al rango di incubatrice di carne. Nessuno di questi due soggetti è persona o pienamente persona.

I partiti e le associazioni di estrazione levantina, da sempre nemici della plutocrazia, hanno ingaggiato una dura lotta a favore di etero e gay benestanti – la menzognera “gestazione per altri” per scopi samaritani è una favola – dimenticandosi di un altro baluardo delle politiche progressiste: la tutela della donna. Tutela che ha dovuto lasciare il passo alle istanze del mondo Lgbt – ben più incidente mediaticamente e politicamente rispetto al femminismo – e al mai morto principio di autodeterminazione.

Questo è l’altro corno del problema antropologico che solleva l’orientamento rivoluzionario. Quest’ultimo trova uno dei cardini di azione in un malsano concetto di libertà. Nulla può limitare l’espansione dei propri desideri, dei propri sogni, dei propri aneliti. Né bambini, né donne, né Stati possono comprimere le aspirazioni individuali. L’essere genitore tramite utero in affitto, oltre ad essere una contraddizione in termini perché il genitore genera e non acquista, è approdo inevitabile di questa traiettoria liberista che, per quanto riguarda la procreazione, ha visto nelle sue fasi precedenti la fecondazione omologa, poi quella eterologa e l’adozione per coppie gay. Una corsa ad ostacoli posti dalla natura. Ostacoli poi tutti superati con bravura. Invece sull’ultimo, almeno in Italia, la sinistra e tutto il caravanserraglio della pseudocultura woke sono inciampati e caduti. Il loro sconcerto è pari solo alla loro stizza. E comprensibilmente, seppur non giustificatamente.

Infatti, la premessa su cui poggiano fecondazione omologa ed eterologa e adozione gay è la medesima che troviamo nella maternità surrogata: il bimbo è oggetto. Concetto introdotto prima di tutto dal divorzio: prima il benessere dei genitori e poi quello dei figli. Il secondo posto è assegnato anche nell’aborto: prima la donna e poi il bambino. Due fenomeni sociali e culturali che hanno aperto la strada alle più diverse soluzioni per diventare genitori legali, ma tenendo sempre fermo come principio che il figlio è strumento di soddisfazione dei bisogni degli adulti. Ora, se è legittimo cosificare il figlio con la fecondazione artificiale, perché non permetterlo anche con l’utero in affitto? Se è legittimo vendere i propri ovociti con l’eterologa, perché non è legittimo affittare il proprio utero? Se l’utero è mio e lo gestisco io con l’aborto perché negare questa possibilità quando si parla di maternità surrogata?

Insomma, il divieto dell’utero in affitto per essere coerente avrebbe dovuto vietare molte pratiche ormai diffuse e accettate dal popolino e anche da chi sta al governo. Ma al netto di questa incoerenza di fondo – inevitabile sul versante politico ma che alla lunga potrebbe minare l’efficacia della nuova legge ieri varata – non possiamo che salutare con favore una norma che oggettivamente si presenta come un inciampo in quel processo di sovvertimento dell’ordine naturale che sempre più sta accelerando in ogni emisfero di questo nostro decadente mondo.


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